L’INTRATTENIMENTO

 

Una parte rilevante del progetto di Caselle Open Mall, circa 15mila metri quadrati sul totale di 113mila, è dedicata all’entertainment e all’edutainment, in linea con le nuove tendenze che vediamo anche negli Stati Uniti in tema di shopping center che, per attirare i visitatori spostano il centro dell’attenzione sulla parte cosiddetta esperienziale, anche per combattere l’e-commerce” spiega Roveda, amministratore delegato di Aedes SIIQ in un intervista al Sole24ore.
Oltre ai 40 bar e ristoranti, l’Open Mall accoglierà un cinema multisala e il primo FEC (Family Edutainment Center) con marchio National Geographic in Europa. Quest’ultimo occuperà 5.000 mq dedicati ad “attività interattive ispirate alle esplorazioni naturalistiche e scientifiche rese famose dalla National Geographic Society nei suoi 130 anni di attività, combinando i migliori aspetti dei parchi tematici, dei musei, del gaming e dei giochi di ruolo” rivolti a bambini dai 5 ai 13 anni.
Sarà questa un’attrazione a livello europeo di innegabile interesse.
Non volendo screditare il valore di questi elementi culturali ed educativi, riteniamo opportuna una riflessione rispetto al “prezzo da pagare”:
L’impatto dell’intera opera che li ospiterà
– Il richiamo di affluenza da tutta europa significa che al traffico automobilitico si sommerà quello aereo, con il conseguente disagio e aumento dell’inquinamento atmosferico
– L’incentivazione di forme di fruizione educative virtuali in un momento storico in cui è fortemente necessaria, soprattutto per le giovani generazioni, l’esplorazione del mondo reale, il contatto con la natura, l’esperienza della complessità e delle interconnessioni.

Un’ulteriore riflessione va fatta sulla scelta di National Geographic di porre la sede del Family Edutainment Center in un contesto come quello del COM.
Ci sembra una contraddizione che una realtà che da decenni divulga messaggi in difesa della natura scelga come “casa” per  “atterrare in europa” una struttura il cui impatto negativo sull’ambiente è innegabile, invece di investire ad esempio, nel recupero delle centinaia di aree già costruite che si potrebbero riqualificare.
Lo stesso direttore della famosa rivista (edizione Italiana) scrive nell’editoriale numero di aprile 2019  dal titolo “ Città – idee per un futuro migliore ”:  “Le metropoli di domani potrebbero essere agghiaccianti alveari in stile Blade Runner (che, vuole il caso, è ambientato proprio nel 2019). Oppure, con una pianificazione razionale, potrebbero tornare luoghi dove convivere, nel senso letterale di “vivere insieme”. E, a pensarci bene, sarebbe una buona notizia anche per il Pianeta: meno spazio sapremo usare per le nostre attività, più ne avremo restituito alla natura”.
Forse il National Geographic dovrebbe rivalutare la propria scelta per dare il buon esempio. 

Nei primi giorni di maggio è stata lanciata una raccolta firme su Change.org dal Sig. Stefano Levra per fermare la realizzazione del progetto. Se vuoi partecipare e divulgare clicca qui.